
Orso M49 di nuovo nel mirino: una nuova Ordinanza
Orso M49: un orso che finora si è limitato a fuggire in cerca della libertà e di cibo e non ha fatto del male a nessun essere umano viene (ancora) condannato. Una nuova ordinanza pende sulla sua testa. Ma perché?
Un orso in fuga
L’orso M49 era stato segnalato, in passato, come problematico a causa dei danni che aveva arrecato ad alcune attività delle zone limitrofe, tuttavia non ha mai rappresentato un reale pericolo per l’uomo. L’Ordinanza di cattura è comunque arrivata da parte di Maurizio Fugatti, presidente della Provincia di Trento e, nella notte tra il 13 ed il 14 luglio, è avvenuta la cattura dell’orso in Val Rendena, il quale è stato rinchiuso nei recinti del Casteller, a pochi chilometri da Trento.
La sua detenzione, tuttavia, è durata ben poco.
L’orso bruno M49, infatti, è riuscito a scappare, sebbene la zona fosse delimitata da una recizione elettrificata a 7000 volt. Non è ancora chiaro come ci sia riuscito, ma l’orso identificato dalla sigla M49 (chiamato anche Papillon) deve aver scavalcato in qualche modo un muro alto circa 4 metri, per poi darsela a gambe verso la libertà. L’esemplare, inoltre, non era stato dotato di radiocollare, perciò con la sua fuga è divenuto impossibile rintracciarlo.
Da Fugatti è arrivata, di conseguenza, una nuova ordinanza: l’abbattimento nel caso in cui l’orso si dovesse avvicinare alle abitazioni.
Tanti interrogativi
A questo punto, probabilmente, è lecito porsi alcune domande: perché l’orso è stato catturato ed imprigionato se non aveva mai arrecato danno a persona alcuna? Anche ammettendo che si trattasse di una misura necessaria a contenere ulteriori danni a cose o altri animali (soprattutto bestiame), la zona in cui Papillon è stato rinchiuso era sufficientemente idonea a contenerlo? In realtà, no. Non vi sono strutture adeguate a contenere un orso bruno di tali dimensioni e, in ogni caso, si tratta di un’azione quantomeno ingiusta per una creatura nata libera.
Inoltre, a ben vedere, sembra che la sua fuga sia stata favorita dalla negligenza di chi lo aveva catturato, quindi perché M49 dovrebbe pagare con la sua vita per gli errori di qualcun altro? D’altronde, siamo davvero certi che si sia trattato solo di negligenza?
Sono solo supposizioni, ma…
Se la fuga dell’orso M49 fosse stata, in qualche modo, favorita dall’uomo? Nel mio scenario ideale, uno degli uomini della forestale che lo ha catturato deve avere poi, mosso a pietà, fatto in modo che l’orso bruno riuscisse a scappare. Ma questo è, appunto, il mio scenario ingenuamente ideale.
La mia diffidenza mi porta a credere che la realtà sia ben diversa: un orso bruno che riesce ad eludere una recinzione elettrificata lo fa perché qualcuno lo vuole fuori da quella recinzione. E quel qualcuno è munito di fucile e proiettili. Perché Papillon aveva già fatto dei danni alle attività degli allevatori e degli agricoltori, quando era andato alla ricerca di cibo. Perché era diventato “scomodo” e dannoso, secondo alcuni. Certo, c’è l’autogol della mancanza del collare, ma anche su quest’aspetto non sappiamo fino a che punto si sia trattato di semplice incuria o di una macchinazione ad hoc.
Una nuova Ordinanza
Aldilà delle dietrologie di una persona che non è realmente a conoscenza di tutti i fatti (anche perché nessuno ha finora reso noto come siano andate realmente le cose. Chissà perché?), l’orso M49 adesso è nuovamente nel mirino, dato che il 20 agosto il presidente della provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, ha emesso un’ulteriore Ordinanza che prevede la cattura e l’eventuale abbattimento dell’orso bruno.
Ci si mette pure Bolzano, adesso, a dispetto delle parole dello stesso Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il quale aveva esortato a non uccidere l’orso e aveva invitato Kompatscher «a non emettere ordinanze che mettano in pericolo la vita di Papillon». E ancora: «Lasciamo parlare i tecnici e non le suggestioni. Io rinnovo il mio appello: non ammazzatelo».
Intanto, anche le associazioni animaliste si schierano a favore dell’orso M49; in particolare il WWF ha dichiarato: «diffidiamo la Provincia dall’intraprendere alcuna azione che possa mettere a rischio l’incolumità di M49, mentre chiediamo che sia aperta un’indagine interna per chiarire se ci sono state responsabilità o negligenze, favorite da un clima politicamente pesante, mentre è sempre più chiaro che l’area del Casteller non è adatta ad ospitare orsi garantendone benessere e sicurezza».
Lasciatelo libero, lasciatelo vivere!
L’orso bruno, in Italia, non è una specie altamente a rischio estinzione; tuttavia, si stima che nel nostro paese vi siano solo 50 esemplari in tutto, senza contare che questa cifra già esigua è costantemente alla mercè dei cacciatori senza alcuno scrupolo. Anziché salvaguardare certe specie, tentiamo sempre di distruggerle. Perché dobbiamo uccidere un altro orso che non ha fatto nulla se non cercare di sopravvivere? Qualunque risposta possiamo dare a questa domanda, sarebbe sempre sbagliata: non c’è alcun motivo per spegnere una vita.
Cos’è che spinge le autorità ad accanirsi su un animale che finora non ha attaccato nessuno? Quali interessi ci sono in ballo?
Le ultime notizie che abbiamo dell’orso M49 – o Papillon – lo vedono alla ricerca di cibo, in fuga verso i territori da cui si presume sia giunto, ma non si hanno notizie reali. L’ultimo aggiornamento concreto arriva dal Giornale Trentino che informa degli ultimi lavori riguardo all’adeguamento della recinzione del Casteller (un innalzamento della barriera), dal momento che si presume M49 verrà rinchiuso nuovamente lì.
La speranza è che non vi siano aggiornamenti in futuro ancora per molto tempo e che quest’orso possa vivere la sua vita com’è suo diritto: libero.
Fonte immagine: Il Fatto Quotidiano